La Società Italiana di Nefrologia ha dedicato negli ultimi anni particolare attenzione al miglioramento degli aspetti tecnico-scientifici ed organizzativi della disciplina, così come alla miglior soddisfazione dei bisogni del paziente, in ossequio al principio di una globalità di risposta al servizio atteso.
Ciò in ottemperanza alle novità di finanziamento del servizio sanitario contenute della D.L. 502/1992 e successive modifiche, che con “l’adozione dei sistemi di verifica e revisione della qualità delle attività svolte e delle prestazioni erogate” , ha fatto crescere, da una parte, l’attesa del paziente e delle Organizzazioni sanitarie acquirenti per una migliore qualità delle cure., dall’altra ha posto Medici ed Organizzazioni sanitarie nella necessità di disporre di strumenti di valutazione della qualità.
La complessità dei settori assistenziali nefrologici esalta il ruolo del professionista che deve garantire un intervento specialistico, continuativo ed integrato per ottenere i migliori risultati per il paziente che a lui si è affidato. L’impegno è quindi rivolto non solamente alla preparazione professionale e scientifica dei nefrologi, ma anche a quella del personale sanitario e tecnico, alla realizzazione dei requisti strutturali e funzionali, alla qualità delle cure prestate e, per quanto possibile, agli aspetti di accoglienza e conforto.
Nell’ottica di perseguire questo obbiettivo, i nefrologi hanno attivato scuole professionali per la specializzazione del personale infermieristico dedicato alla dialisi, hanno partecipato attivamente alla stesura di piani regionali per gli interventi sanitari a favore del paziente nefropatico ed in particolare dell’uremico, hanno realizzato, quale strumento di verifica e di confronto, i Registri di dialisi e trapianto.
Linee programmatiche in Nefrologia e Dialisi sono state prodotte quale contributo della Società alla realizzazione del progetto per “La tutela dei nefropatici cronici”, nell’ambito del Piano Sanitario Nazionale triennale.
La partecipazione in differenti realtà a programmi di verifica e revisione di qualità delle cure e le attività di sostegno alle Associazioni di malati ed alle loro iniziative hanno altresì costituito un impegno continuo nel tempo.
Tutte queste iniziative di miglioramento continuo della qualità delle cure, col porre al centro della prestazione il paziente con tutte le sue esigenze, hanno contribuito a costruire nel tempo i presupposti di un’ attività di Accreditamento di eccellenza che la Società Italiana di Nefrologia ha individuato come modello di miglioramento, accettando la sfida di elevare sempre più il livello complessivo della prestazione sanitaria, ed affrontare con competenza gli argomenti in discussione, mantenendo attivi la ricerca e l’insegnamento, nella formulazione di soluzioni innovative.
Sicuramente il miglioramento della qualità del Servizio Sanitario richiede una partecipazione attiva sotto la guida di coloro che giorno per giorno si impegnano per produrlo . Da questo punto di vista, il coinvolgimento dei medici e di tutti coloro che operano in sanità non è solo auspicabile ma essenziale .
Le novità che hanno fatto seguito allo sviluppo di un “mercato della salute” può comportare stimoli nuovi nella ricerca dell’efficienza delle prestazioni ma può nascondere pericolose implicazioni se ogni atto non è sottoposto ad un controllo di qualità tecnica. Tale verifica deve basarsi sulla ricerca di appropriatezza nell’erogazione dell’assistenza e sulla valutazione dei risultati in termini di stato di salute e qualità della vita. In questo ambito un ruolo di indirizzo è svolto dall’adozione di percorsi diagnostici e linee guida, dall’aderenza alle informazioni emergenti dall’evidenza scientifica.
Particolare enfasi pertanto va posta ad un monitoraggio dell’assistenza che comprenda sia la valutazione della performance che la verifica dell’assetto organizzativo. Uno strumento che trova piena realizzazione nelle attività di Accreditamento volontario di eccellenza, che oltre ad assicurare la continua valutazione dei parametri strutturali e organizzativi, si sviluppa attraverso dimensioni tipicamente processuali quali accessibilità, tempestività, continuità, integrazione. Un modello che consente di ridurre gli spazi di incertezza in cui opera la medicina e che può costituire una risposta alla crescente domanda di partecipazione informata alle scelte sanitarie, una guida tra le opzioni connesse alla continua evoluzione tecnologica ed al crescente costo economico dei sistemi sanitari.
La logica a cui si fa riferimento è di tipo comparativo propria dei sistemi di “benchmark”; che non perseguono la realizzazione di uno standard predeterminato in ottemperanza alla conformità, ma utilizzano,come elemento di misurazione, indici di riferimento continuamente variabili nel tempo e nello spazio in quanto legati al miglior risultato che si è realizzato in un determinato contesto (servizio, unità operativa , divisione), partendo dall’ipotesi che la miglior pratica clinica sia relativa al contesto e cambi continuamente in funzione del miglioramento e dell’evoluzione scientifica delle conoscenze.
Il primo risultato è costituito dalla individuazione dei “Requisiti minimi“e dei “Volumi minimi di attività” che garantiscano una accettabile qualità della prestazione (GIN 1996; 13: 427-437). Per ognuno dei livelli di intervento previsti, e per settori assistenziali di specifica competenza, sono state sottolineate accanto ai requisiti generali, le relazioni funzionali, le dotazioni ambientali, i requisiti tecnologici e le caratteristiche organizzative.
Un secondo risultato è stata una prima individuazione di indicatori di qualità della dialisi ottenuti con il metodo “Delfi” di consultazione reiterata fra esperti (GIN 1998; 15: 321-329).
L’avvio istituzionale di questa attività risale al 1995 con la costituzione, in seno al Consiglio Direttivo della Società di Nefrologia, della Commissione “Qualità & Accreditamento”.
Novembre 2000 – a cura di Alberto Giangrande e Giorgio Triolo